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Un'intervista a

Christian Meyer
(Elio e Le Storie Tese - Biba Band)

 

 

Alessia, del fan club di Elio e Le Storie Tese, ha realizzato per noi una simpatica intervista a Christian Meyer, batterista di Elio e Le Storie Tese e della Biba Band.
La pubblichiamo con piacere e ringraziamo "La Cicalona" per il suo lavoro.

 

 

 

Le Fave Romane il 24/7/2005 hanno intervistato per voi Christian Meyer, batterista della Biba Band, il supergruppo che esegue in Italia le cover dei Weather Report.

 

FR: Traccia il tuo curriculum musicale fino ad arrivare alla Biba Band.

CM: Intanto una passione sfrenata fin da ragazzino per poter un giorno riuscire a suonare la musica dal vivo e non solo nei dischi fatti in cantina, quindi ho passato tantissimi anni sullo strumento e ho sofferto come tantissimi musicisti. I primi colpi di fortuna li ho ricevuti essendo nato a Milano, come sempre le grandi città offrono più cose: ho avuto la possibilità di frequentare il “Capolinea”, che era il tempio del Jazz milanese, presso il quale ogni tanto chiedevo di suonare in jam session; io avevo 10/11  anni, e i grandi jazzisti come Franco D’Andrea e Claudio Fasoli mi facevano suonare con loro tappandosi le orecchie ovviamente, perché ero un bambino scatenato, andavo là, spaccavo tutta la batteria, ottenevo magari qualche applauso da parte del pubblico ma a livello musicale ero impegnativo da gestire sul palco. Poi lentamente sono iniziati i primi ingaggi il sabato sera al “Capolinea”, suonavo con un quintetto Jazz che comprendeva rinomati musicisti tipo Riccardo Fioravanti e Paolo Brioschi, e queste serate sono state il trampolino di lancio per farmi conoscere nel mondo della musica Jazz in Italia. Da lì ho iniziato a collaborare con i musicisti che adesso lavorano con Paolo Fresu, Tino Tracanna, Attilio Zanchi e visto che ero un ragazzino di 19 anni e avevo delle carte da giocare, loro mi hanno fatto suonare tanto, ho incominciato a girare per l’Italia veramente tanti locali con queste formazioni; ogni tanto suonavo anche con Paolo Fresu, con qualche ospite importante tipo Trovesi, finché la cosa si è allargata e sono diventato un batterista richiesto come “sostituzione”, nel senso che davo affidabilità preparando velocemente tutti i repertori. Da lì ho iniziato ad espandere il mio curriculum, sempre nel Jazz con le prime orchestre importanti tipo la Jazz Class Orchestra, che è l’orchestra Jazz di Milano, o la Capolinea Big Band, o Gianni Basso Big Band, fin quando il mio sogno di fare le prime tournèe si è avverato con Eugenio Finardi. Con Faso sono partito per fare il “Millennio Tour” di Finardi nel 1991 e ho consolidato poi la mia posizione con Elio e le Storie Tese, dovendo rinunciare ovviamente a tante cose perchè una volta deciso di fare parte del gruppo, ho dovuto fare tutto con loro. Però con grandi soddisfazioni perchè con Elio abbiamo avuto la possibilità di suonare con Santana, con James Taylor, con le Sister Sledge; abbiamo fatto molte collaborazioni con tantissimi artisti italiani, abbiamo avuto la possibilità di suonare durante quella bellissima trasmissione, “Carosello”, con le Gemelle Kessler, I Ricchi e Poveri, Carmen Consoli, Peppino Di Capri, Renzo Arbore, Ornella Vanoni. Poi sempre tramite il giro jazzistico io personalmente ho fatto delle cose anche con Mina…

Parallelamente ho sempre tenuto il mio giro di jazz, anche tuttora in qualche maniera collaboro con la Drummeria, lavoro con Mauro Negri che è un grande clarinettista italiano, e poi free lance magari con Trovesi, o con Rava; poi c’è il Trio Bobo con Faso e Alessio Menconi che ci dà tante soddisfazioni in giro per il Nord Italia e ovviamente la Biba Band. La Biba Band che è solamente un riassunto di tutti quelli che sono i sogni di ogni musicista che lavora per altre persone, per esempio i grandi tournisti del Nord Italia che dedicano la propria professionalità ad artisti come Renato Zero, Claudio Baglioni (adesso ad esempio Paolo Costa è in tour con Francesco Renga), insomma tutti quelli che si prodigano sempre a soddisfare i cantautori italiani ma mai riescono a dare soddisfazione al proprio piacere musicale. La Biba Band invece lo è, perchè in quel momento la Biba diventa il nostro sfogo personale per suonare una bella musica, perchè è ciò che sono le musiche composte da Joe Zawinul, Wayne Shorter, dallo stesso Jaco Pastorius, sicuramente dei grandissimi compositori nel mondo della musica del Novecento. Forse Shorter è stato ed è uno dei più grandi compositori viventi, al pari, penso, di un Duke Ellington o di uno Stevie Wonder, ovvero il massimo dell’inventiva umana; per questo suonare la musica dei Weather Report è veramente un grande appagamento, poterlo fare tra amici ancora di più.

 

 

FR: Come sei venuto in contatto con la musica di Joe Zawinul e dei Weather Report?

CM: In un periodo in cui ascoltavo solo Jazz ed ero un purista delle grandi orchestre bianche e nere tipo Count Basie, Gene Krupa, Buddy Rich, ed ero appassionato di questi batteristi. Parallelamente avevo degli amici musicisti che mi dicevano “Oh, guarda che c’è anche dell’altra musica in giro, c’è John McLaughlin con gli Shakti, ci sono i Weather Report, ci sono i Cream”. Intanto ci scambiavamo questi dischi e all’inizio facevo fatica ad accettarli, perchè chiaramente mischiavano già i groove rockeggianti, e per un purista jazzista come lo ero io, un po’ talebano, mi dava fastidio sentire il groove (qui riproduce il suono della batteria, ndL), volevo solo sentire quello dello swing e del Jazz. Avendo 14 anni poi, ho integrato questi dischi e ho incominciato ad appassionarmi, fino ad avere a 20 anni un panorama generale di apprezzamento di tutto questo. Quindi ho incominciato a godere ascoltando i Weather Report e a scoprire sempre di più questa nuova mistura di grandi grandissimi improvvisatori di Jazz che mischiavano groove della musica funky nera e della musica folcloristica del mondo, sempre attenti a mischiare cose africane, indiane, centroamericane con il Jazz, sempre con questi groove dal tiro esagerato… e poi c’erano loro che improvvisavano, quindi era il massimo. Zawinul in questo momento ha raggiunto secondo me quello che lui voleva fare: il Jazz mischiato alla musica del mondo, facendo però esprimere al massimo questi musicisti nella loro cultura; quindi il chitarrista indiano lo fa suonare come un indiano, non gli dice “Suona come James Brown”, oppure il batterista tunisino o algerino lo fa suonare algerino e questo è il bello. Li gestisce tutti, li coordina e poi magari il prossimo Syndicate avrà il batterista di New York e sentirai un’altra cosa, però di fatto la sua grandiosità è quella di orchestrare questi musicisti e di tirare fuori il 100% della loro forza musicale etnica.

 

FR: Qual è il bello e il difficile di suonare la musica dei Weather Report?

CM: Il difficile di suonare questa musica intanto è proprio staccarsi dalla loro musica e riuscire a dare un apporto diverso, perchè il problema nostro con la Biba Band è che suoniamo un po’ troppo le cover dei Weather Report, nel senso che siamo talmente appassionati dei dischi che sentivamo da ragazzi che vogliamo ricrearle. Come hanno suonato loro “Teen Town” non l’ha suonata nessuno, dobbiamo risuonarla così, è inutile che la riarrangiamo diversamente. A noi fa schifo anche quando certi grandi nomi americani riarrangiano “Teen Town” e la fanno diventare un altro brano. Oppure senti “Night passage” suonato in Big Band. A noi non piace più. Quindi la difficoltà è che sei attaccatissimo a riproporre i brani come gli originali, eppure dall’altro lato dici “se ripropongo l’originale sono limitato”, anche se poi loro li suonano talmente bene che noi possiamo solo un po’ rovinarli. La grande difficoltà sta in quello, staccarsi un po’ da loro e riarrangiare senza snaturare questi brani, cercando di renderli sempre interessanti senza far storcere il naso a loro stessi, se mai ci ascoltassero. Il bello di suonare queste cose è che ti danno una libertà totale, perché, è pur vero che si è sempre rigorosi perchè ci sono dei temi, ci sono delle situazioni in mezzo ai brani dove bisogna essere tutti preparatissimi, ma ci sono dei momenti in cui sei liberissimo di esprimerti. Succede che in quel momento si apre un attimo di improvvisazione totale per tutti e sei tranquillo. Allora dici “Ah, adesso mi lascio andare, vado”. Non sei sempre in tensione a fare, quando ogni quarto di musica suonato sai che è così e non sarà mai diverso da quello.

Come accade nei soli per esempio.

CM: Nei soli e nell’accompagnamento di alcuni soli, sempre senza esagerare a snaturare la cosa però, penso che questo sia il bello. Il bello è sentirsi liberi in generale, voi lo sapete, libertà sempre anche sul lavoro! Quindi anche quando sei sul palco, libero, godi come un matto. 

 

 

FR: Parlaci del Live in uscita della Biba Band.

CM: Il Live è stato eseguito con le nostre forze con tanto amore, ma a differenza di alcuni live che abbiamo realizzato tempo addietro, che essendo stati fatti con pochi soldi risultavano poco interessanti a livello di suono, questa volta ci siamo impegnati tantissimo, abbiamo speso più soldi, abbiamo preso Foffo (Rodolfo Bianchi, ndL) che è un grandissimo fonico, e ha fatto un miracolo. Quando abbiamo registrato eravamo 17 sul palco, un palco piccolo con microfoni dappertutto, e riuscire ad avere il suono che poi ascolterete nel disco, che è un suono, secondo me, magnifico come presenza e qualità naturale del suono stesso, vi farà rendere conto del miracolo che ha fatto Foffo. Per dirla tecnicamente quando hai 5 mila microfoni sul palco e suonano tutti, ogni suono va nel microfono di un altro, quindi sgrana il tuo strumento, perchè il tuo strumento, mettiamo che sia la batteria, va a finire nel microfono del sax, va a finire nei microfoni panoramici dei percussionisti e quindi tu non riesci più a dire “sentiamo la batteria bella definita”, perchè la sentirai nelle percussioni, nel sassofono, alla fine senti come se ci fosse un’eco che ti toglie il fuoco di quello che tu stai ascoltando, il fuoco musicale; ed è l’effetto tipico dei Live registrati un po’ maluccio. In questo caso sembra invece di aver avuto un Tir mobile fuori con 50 piste e tutto missato separatamente, con poi in un secondo tempo un grande missatore che con 200 milioni di vecchie lire è stato là due mesi a fare il lavoro. Questo lo possono fare gli Steely Dan, lo possono fare i grandi nomi che hanno produzioni pazzesche, noi alla fine abbiamo speso 30 milioni per fare questo disco ma suona come un disco da 200 milioni. Questo è un po’ l’effetto. Io sono molto soddisfatto per il suono live, per quello che è stato catturato in quella seduta. Le vostre orecchie saranno il miglior giudice.

 

FR: Quando uscirà?

CM: Ormai è stato fatto il libretto, è in dirittura d’arrivo, verrà distribuito tramite il sito di Elio, tramite i concerti di Elio e forse lo daremo ai Nicolosi Brothers, questa è una notizia un po’ ufficiosa ma penso che sia quasi ufficiale: i Nicolosi sono dei musicisti di Milano fortissimi, sono due ragazzi e due ragazze che suonano benissimo e quando Elio e le Storie Tese suonavano al Magia di Milano, i gruppi che lavoravano lì oltre a noi erano i Nicolosi Brothers, I Volpini Volanti. I Nicolosi Brothers poi hanno fondato un’etichetta, e hanno cominciato a fare dei dischi importanti di Jazz, producendo Danny Gottlieb, Billy Cobham e comunque a fare delle belle produzioni italiane; sono gli unici forse in Italia a fare dei dischi in una certa maniera. L’idea è dare questo disco della Biba Band come distribuzione a loro perchè lavorano bene col Giappone e all’estero.

 

FR: Progetti per il futuro della Biba Band quindi sono l’uscita del disco e magari una tournèe.

CM: Noi siamo sempre felici di suonare live, ma essendo tutti tournisti che suonano in giro per altri musicisti fatichiamo molto a ritrovarci e ad organizzare dei concerti, è molto difficile organizzare un concerto della Biba Band perchè ci sono due batteristi, due bassisti, due tastieristi;  l’idea è di suonare tutti insieme per creare anche delle misture. Nel disco lo sentirete, ci sono missaggi in tempo reale, e l’abbiamo spiegato pezzo per pezzo nel libretto, saprete esattamente chi suona, cosa suona, nel momento in cui lo sta suonando. Sentirete la mia batteria che se ne va e in tempo reale quella che viene su di Maxx (Furian, ndL), e i bassi di Faso e di Paolo Costa come se ci fosse un missatore reale che lo sta facendo manualmente, invece siamo noi che lo facciamo. Quindi il nostro piacere è sempre fare la Biba Band in full ensemble, poi molte volte ci siamo trovati io e Pi Costa a sostenere tutta la ritmica della Biba, oppure Maxx Furian e Faso, proprio per questioni di impegni. La nostra idea è sempre quella di suonare tutti insieme, poi a volte non ci si riesce e quindi cerchiamo lo stesso di barcamenarci.

 

 

FR: Cosa vorresti dire ai fans di Joe Zawinul da parte della Biba Band?

CM: Innanzitutto che siamo molto onorati di essere stati ascoltati, ci hanno degnato di un interesse perché, come loro sono dei fans di Zawinul, noi ci sentiamo esattamente nella stessa barca anzi siamo fratelli, fratelli di sangue. Ci sentiamo molto vicini, quindi siamo contenti che esiste questo legame. Ultimamente abbiamo fatto questo concerto separato insieme a Zawinul ad Arezzo Wave; non siamo riusciti a suonare con lui, non siamo riusciti a intortarlo anche perchè noi siamo dei fessacchiotti, perchè non ci siamo impegnati tanto per riuscire ad ottenere questa cosa. A Zawinul forse avremmo dovuto proporre “hai voglia di suonare con un gruppo italiano che fa musica un po’ pazza, folkloristica?” Magari lo tiravamo dentro, invece noi gli abbiamo chiesto: “hai voglia di suonare alcuni tuoi brani con noi?” e lui deve aver pensato “ma chi me lo fa fare di suonare i miei brani che li suono già da Dio con i miei musicisti, con dei musicisti che non conosco, magari un po’ limitati e non mi diverto”. Anche io avrei detto no, non ha senso. Invece per me uno Zawinul invitato su un brano come “Milza” o “Pagano” a soleggiare, avrebbe senso. Se lui sentisse i brani potrebbe essere interessato, perchè comunque lui è curioso e ama quello che offre il paese in cui si trova. L’Italia in questo momento offre questo, noi rappresentiamo quella sera degli italiani che suonano della musica italiana, se gli fai sentire qualcosa di interessante, penso che lui possa dire “sì”. Fatto sta che non abbiamo suonato insieme a lui, comunque eravamo dietro le quinte a gustarcelo come dei bambini, esattamente come avrebbero fatto dei fans, anzi abbiamo chiesto espressamente di poter stare sul palco e vedere tutto quello che facevano e i segnali che dava Zawinul ai suoi musicisti. Uno spettacolo fantastico. Un orchestratore in tempo reale, Zawinul è quello che in due secondi ti fa capire con un’occhiata che basta, di colpo va via tutto e rimane la cantante da sola; oppure con un gesto fa partire un unisono tutti insieme e poi dice “lo ripetiamo ancora perchè mi è piaciuto”. Ottiene delle situazioni dal gruppo inusuali. Invenzione pura su alcuni canovacci già stabiliti che ogni tanto Zawinul chiama con occhiate, oppure chiama il finale quando è il momento… tutto in tempo reale, fa ridere, è interessante. E’ comico nella sua bellezza. C’è un fondo di ironia nel vecchietto Giuseppe, c’è questo piacere di suonare con la sua band e di esprimere sempre solarità con quello che fa, che a noi piace moltissimo. Durante un concerto tre anni fa sul Lago Maggiore io e Faso siamo andati a sentire sempre il Syndicate e c’era il bassista Etienne Mbappè degli Ultramarine, in quell’occasione lì dietro le quinte gli abbiamo detto “Joe Zawinul, Giuseppe caro amico, so che tu sei stufo di ricevere dischi da tutti, ma prova ad ascoltare questo disco, è una specie di orchestra che suona i tuoi brani” e lui ci ha degnato dell’attenzione dicendoci che l’avrebbe ascoltato. Di fatto poi non è che gli abbiamo detto “Dacci il tuo indirizzo email per sapere come è andata”. Non sappiamo più niente e basta. Lui ci conosce come Elio e le Storie Tese, ma come Biba Band... forse si ricorda che esiste un gruppo che suona la sua musica. Comunque siamo andati a trovarlo molte volte, conosciamo quasi meglio i suoi musicisti; con loro abbiamo un po’ di feeling, ci chiacchieriamo. Siamo tutti amanti, ci sentiamo un po’ dei ragazzini che lo seguono. Quando possiamo andare a vederlo, Joe Zawinul è sempre un godimento.

Mando un saluto a tutti i fans di Zawinul, al sito, a voi Faveromane che sempre gentilmente ci tenete uniti, anzi continuate a dare energia a tutto questo movimento musicale perchè è anche grazie a voi che in qualche modo si riesce ad ingrandire la conoscenza della musica e si riesce a far girare una palla energetica positiva fondamentale, che può stimolare qualcun’altro e magari far nascere nuovi fans e dei grandi musicisti che in futuro saranno protagonisti.

 Links:

 

 

Un ringraziamento a Christian Meyer per la disponibilita’ e a Marco Piretti per l’ospitalita’ di questa intervista!

Le Fave Romane

 

 


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